Piano economico-finanziarioPer chi vuole avviare una nuova attività o sviluppare un’impresa già esistente, il piano economico-finanziario è lo strumento fondamentale per conoscere quanto soldi servono, quanto si può guadagnare e qual è il fabbisogno finanziario mensile di cassa.
Uno strumento, cioè, per “fare i conti del business”, per tradurre tutte le scelte in numeri e decidere, razionalmente, se e come avviare l’attività.
Per una corretta ed efficace previsione degli aspetti economici e finanziari e per valutare l’opportunità di intraprendere una nuova attività, si consiglia di elaborare previsioni relative ai primi 3 anni di vita dell’impresa.
La raccolta di tutti i dati utili all’elaborazione del piano-economico e finanziario triennale e la loro elaborazione è un’operazione complessa e richiede tempo e competenze tecniche specialistiche.
L’intervento di un consulente è quanto mai opportuno
Come orientarsi?
La nostra azienda, avvalendosi della collaborazione di consulenti con decennale esperienza nella creazione e nello sviluppo delle imprese, è in grado di elaborare in tempi rapidi e a prezzi vantaggiosi qualsiasi piano economico-finanziario relativo all’avvio di attività commerciali, agricole, turistiche e di servizi.
Cosa offriamo
Per la previsione degli aspetti economici e finanziari relativi all’avvio di una nuova iniziativa imprenditoriale, i nostri consulenti elaborano le previsioni relative a:
- risultati economici del 1°, 2° e 3° anno di attività (investimenti, ammortamento annuale, ricavi, costi fissi di gestione e costi variabili, reddito operativo)
- fabbisogni finanziari mensili nel 1,° 2° e 3° esercizio (entrate ed uscite mensili)
Il piano economico-finanziario triennale prevede l’elaborazione di un piano degli investimenti, di un conto economico e di un piano di cassa.
Il piano economico-finanziario triennale viene elaborato mediante la predisposizione di un software dedicato, funzionante su Excel.
Il software verrà consegnato insieme al piano economico-finanziario. Potrà quindi essere utilizzato dall’utente per effettuare nuove simulazioni relative ad altre ipotesi potenzialmente realizzabili al fine di individuare la formula imprenditoriale ottimale.
Ad attività avviata, il software potrà servire come strumento utile ed efficace per il controllo di gestione dell’attività.
Il costo di elaborazione di un piano economico-finanziario varia in relazione alla complessità del progetto e al livello di investimento, a partire da 1.000 fino a 7.500 €.
Le finalità generali di uno Studio di Fattibilità
Le funzioni assegnate ad uno Studio di Fattibilità (SdF) derivano dalla sua collocazione nel ciclo del progetto. Collocandosi a valle dell’identificazione di un bisogno - astrattamente ritenuto meritevole di essere soddisfatto - e della conseguente formulazione di una idea-progetto, ma a monte della decisione di soddisfarlo attraverso uno specifico intervento pubblico, lo SdF dovrebbe essere concepito e realizzato in modo da raggiungere il seguente obiettivo:
trasformare l’iniziale idea-progetto in una specifica ipotesi di intervento, attraverso l’identificazione, la specificazione e la comparazione di due o più alternative atte a cogliere modalità diverse di realizzazione dell’idea originaria, e attraverso la produzione di un set di informazioni atte a consentire all’autorità politico-amministrativa competente una decisione fondata e motivata.
Gli SdF dovrebbero essere interpretati come investimenti nella produzione di informazioni e di conoscenza. Investimenti la cui ‘redditività’ dipenderà sia dalla capacità di contribuire a scremare le originarie idee-progetto - rendendo più trasparente ed efficiente l’allocazione delle risorse destinate alle successive attività di progettazione - sia dalla capacità di orientare queste ultime, suggerendo, attraverso la preventiva identificazione di specifici potenziali fattori di criticità, gli approfondimenti necessari.
La netta realizzazione di uno SdF non costituisce quindi una condizione sufficiente per l’avvio della progettazione. Essa non conferisce infatti, di per sé, dignità e legittimazione ad una ipotesi di investimento, ma serve:
- ad accertare la bontà dell’iniziale idea-progetto,
- ad individuare le modalità di realizzazione dell’idea originaria più realistiche e promettenti,
- a conferire maggiore efficacia operativa alla (eventuale) progettazione.
Requisiti ideali per ottenimento dei risultati massimali
· Inquadramento territoriale e socio-economico del progetto, struttura e obiettivi
· Analisi della domanda attuale e prevista e specifica dei gruppi di beneficiari
· Analisi dell’offerta attuale e prevista
· Descrizione dell’investimento (localizzazione, dimensione, caratteristiche, costi di realizzazione, ecc.), con verifica della disponibilità dei più importanti input materiali e umani e con individuazione delle alternative tecnologiche disponibili
· Analisi delle alternative possibili
· Analisi degli aspetti e dei costi gestionali in fase di esercizio (se esistenti)
· Analisi di fattibilità finanziaria (analisi costi-ricavi)
· Analisi di fattibilità economica e sociale (analisi costi e benefici)
· Descrizione e analisi degli impatti ambientali
· Relazione sintetica conclusiva riportante i principali risultati e le raccomandazioni motivate sulla fattibilità dell’opera
Gli ambiti tematici di uno Studio di Fattibilità
Al fine di offrire alle Amministrazioni proponenti elementi di indirizzo in merito all’impostazione, monitoraggio e conclusione degli SdF individua tre ambiti tematici:
· sostenibilità tecnico-territoriale:
esplicitazione, anche attraverso apposite esplorazioni progettuali, delle conseguenze indotte sugli assetti ambientali, morfologici e figurativi dello spazio fisico in cui si producono le azioni di progetto;
· sostenibilità economica e finanziaria
approfondita disamina delle componenti finanziarie ed economiche del progetto anche attraverso lo studio delle caratteristiche gestionali, pubbliche o private, più idonee a conseguire gli obiettivi attesi;
· sostenibilità amministrativa, istituzionale e finanziaria
esistenza, ovvero creazione delle condizioni istituzionali, amministrative, organizzative ed operative necessarie affinché si possa procedere all’effettiva realizzazione delle iniziative individuate.
Articolazione degli ambiti tematici di uno Studio di Fattibilità
Un’articolazione degli ambiti tematici di uno SdF si caratterizza per il tentativo di delineare una più evidente separazione tra l’analisi delle condizioni di fattibilità, in senso stretto, e il giudizio di convenienza.
L’articolazione è la seguente:
- analisi della rilevanza dell’idea-progetto e specificazione delle alternative progettuali
- analisi di fattibilità
- analisi di convenienza
· Analisi della rilevanza dell’idea-progetto e specificazione delle alternative progettuali
Una idea-progetto può considerarsi ‘rilevante’ se appare capace di contribuire alla soddisfazione di uno specifico (insieme di) bisogno(i), astrattamente ritenuto(i) meritevole(i) di essere soddisfatto(i), nonché coerente il quadro programmatico generale adottato dal decisore.
· Analisi di fattibilità
L’analisi di fattibilità dovrebbe proporsi di accertare se, e a quali condizioni, alcune modalità concorrenti di realizzazione dell’idea-progetto originaria sono materialmente realizzabili, finanziariamente sostenibili, coerenti con il quadro normativo esistente, e compatibili con le capacità tecnico-istituzionali dell’Amministrazione competente di assicurare non solo l’effettiva realizzazione dell’investimento, ma anche la sua successiva operatività.
· Analisi di convenienza
L’analisi di convenienza dovrebbe accertare se una ipotesi di investimento sia anche desiderabile. Ossia, se il finanziamento pubblico – determinato attraverso l’analisi delle condizioni di fattibilità - richiesto per l’attivazione dell’investimento, sia o meno giustificato stanti le sue prestazioni attese.
L’analisi della domanda: obiettivi e ruolo
L’analisi della domanda (AD) ha l’obiettivo di identificare/verificare l’esistenza – quantitativamente significativa - di un bisogno collettivo cui il progetto intende dare risposta. Si tratta di una fase “fondativa” dell’intero SdF, sia nel senso che essa è preliminare rispetto alle fasi successive, sia anche per la sua capacità di contribuire all’identificazione stessa dell’intervento ed al suo dimensionamento.
Lo SdF viene generalmente situato nella fase di preparazione (detta anche di “sviluppo”) del progetto, proprio per la sua caratteristica di contributo alla decisione sull’opportunità di finanziare l’intervento. L’AD rappresenta la fase costitutiva dell’identità e del dimensionamento del progetto, e dunque essa accompagna il progetto fin dalla sua fase di ideazione (precedente alla stesura dello SdF), spesso in una versione solo qualitativa, o appena abbozzata in termini quantitativi.
Nell’ambito della predisposizione dello SdF si tratta quindi di passare dall’indicazione del bisogno alla base dell’idea-progetto all’identificazione della domanda sulla base di una valutazione quantitativamente più rigorosa, fondata su tecniche collaudate e su dati affidabili. Ciò assume tanto più rilievo quanto più lo SdF è concepito come uno strumento di aiuto alla decisione, e non soltanto come momento di verifica della compatibilità finanziaria dell’iniziativa. Sotto questo profilo, l’AD sembra destinata a svolgere un ruolo importante anche per dare fondatezza alla proposizione di alternative progettuali: è possibile, infatti, che ipotesi diverse sulla tipologia o sulla localizzazione dell’intervento (dunque, sulla qualificazione dell’offerta) rispondano in misura differenziata ai bisogni che sono alla base del progetto, e richiedano quindi una altrettanto differenziata stima della domanda.
L’analisi della domanda: i soggetti coinvolti
I soggetti più direttamente coinvolti con riferimento allo svolgimento e alla valutazione dell’AD sono: da una parte, i soggetti proponenti lo SdF (e i tecnici che li assistono) e, dall’altra, i componenti dei Nuclei di valutazione e verifica degli investimenti pubblici.
La diversa natura di tali soggetti identifica automaticamente il diverso ruolo da essi esercitato: supporto alla proposta progettuale da parte dei proponenti, verifica e valutazione di congruità da parte dei valutatori.
In realtà, si può ritenere probabile che, a seconda delle caratteristiche dell’intervento proposto, siano coinvolti almeno altri due soggetti:
- i privati eventualmente interessati al finanziamento dell’intervento (o di una sua parte), si tratta di operatori nel settore del credito e della promozione finanziaria, ovviamente interessati al corretto dimensionamento quantitativo della domanda ed all’accertamento della sua consistenza in termini di domanda solvibile
- i possessori e gestori di dati e informazioni di base sui settori interessati, il primo riferimento d’obbligo è naturalmente per l’ISTAT, cui spetta la qualifica di gestore “ufficiale” delle informazioni statistiche di base. Potrebbe essere opportuno, al riguardo, istituire un collegamento automatico con tale istituto per avere una sorta di “validazione” dei dati di base utilizzati per l’AD.
L’analisi della domanda nello Studio di Fattibilità
L’AD svolge un ruolo propedeutico e “orizzontale” rispetto alle altre fasi dello SdF, con le quali, inoltre, ha anche un rapporto di feedback, nel caso i risultati siano ritenuti non soddisfacenti o anche non sufficientemente “robusti”. In particolare, i collegamenti più significativi sono i seguenti:
- con l’analisi finanziaria: per la determinazione della domanda solvibile, dunque dei rientri ritenuti possibili, in modo da formulare ipotesi fondate sulla capacità di autofinanziamento del progetto o sull’entità dell’eventuale squilibrio di bilancio;
- con l’analisi economica: per la determinazione della convenienza dell’intervento per la collettività, e dunque per la giustificazione della prevista allocazione di risorse pubbliche (e private);
- con l’analisi di rischio e di sensibilità: per la verifica della robustezza del progetto e della sua reattività rispetto al mutamento di ipotesi e parametri relativi alla consistenza quantitativa e qualitativa della domanda.
Il rapporto tra analisi della domanda e analisi economica
Nell’ambito di uno studio di fattibilità l’analisi della domanda risulta importante. È però necessario distinguere tra diverse accezioni di domanda. Se obiettivo dell’analisi economica è di dimostrare la convenienza per la collettività dell’allocazione di risorse pubbliche che con il progetto in questione si intende effettuare, allora la domanda che interessa quantificare deve necessariamente intendersi come il fabbisogno “sociale” espresso (o anche latente) nella collettività di riferimento relativamente alla tipologia del bene o del servizio considerata.
Tale valutazione risulta naturalmente molto facilitata laddove esista e sia rilevabile la domanda attuale: in questo caso, infatti, la previsione della domanda futura può poggiare su una base informativa relativamente solida. Molto più complessa si presenta la valutazione della domanda potenziale quando non esistano stime sulla sua consistenza storica: in questo caso o è possibile (molto raramente) far ricorso alla creazione di informazione aggiuntiva (indagini ad hoc), oppure è giocoforza fare riferimento a variabili di “potenziale generazione” di domanda (la popolazione, prevalentemente) ed a parametri che in qualche modo leghino la dimensione e la dinamica demografica ai fenomeni oggetto di valutazione (mobilità, cultura, ambiente, etc.).
Questo tipo di AD consente di rispondere al quesito se l’intervento sia socialmente utile e permette anche di dimensionare correttamente la scala dell’intervento stesso, ma nulla consente di argomentare sugli aspetti finanziari dell’operazione o addirittura sulla sua profittabilità, il cui accertamento è invece indispensabile nel caso si vogliano coinvolgere capitali privati.
Il rapporto tra analisi della domanda e analisi finanziaria
Per l’utilizzazione dell’AD nell’ambito dell’analisi finanziaria è necessario passare dalla domanda sociale alla domanda solvibile, il che comporta la valutazione più o meno esplicita della relazione della quantità domandata con il reddito o con il prezzo unitario del bene o servizio in questione.
In questo caso la disponibilità di informazioni sulla realtà attuale o passata contribuisce molto alla serietà e alla fondatezza della valutazione sull’evoluzione futura; in assenza di tali informazioni, si può procedere attraverso indagini mirate (ad esempio, su un campione rappresentativo dell’utenza), oppure si possono formulare ipotesi sulla effettiva “disponibilità a pagare”, basate su parametri rinvenuti in letteratura per casi ritenuti assimilabili all’intervento in questione. Naturalmente, quanto più l’analisi della domanda è congetturale, tanto più il relativo progetto va sottoposto ad accurate verifiche sulla “robustezza” dei risultati ottenuti (analisi di rischio e di sensibilità).
Uno dei problemi di maggior rilievo nella valutazione quantitativa della domanda è la scelta della variabile di riferimento e della sua unità di misura. In termini generali, si può affermare che, per quanto è possibile, è preferibile quantificare variabili misurate in termini di unità fisiche. In tal modo, infatti, si aggirano le difficoltà insite nella stima previsiva di variabili espresse in valore, per la cui determinazione è necessario formulare ipotesi sull’evoluzione dei prezzi. Tali difficoltà originano dal fatto che la variabile “prezzo” è fortemente instabile nel tempo.
Per ovviare a questo inconveniente si assume spesso che i prezzi si mantengano costanti rispetto ad una certa data assunta come base, il che equivale ad ipotizzare che i prezzi relativi non mutino nel tempo. Si tratta, in realtà, di un’ipotesi non soltanto poco realistica, ma che introduce una forte limitazione ed una probabile distorsione nella valutazione della domanda, in particolare di quella solvibile, con pesanti conseguenze sulla previsione di autosufficienza finanziaria dell’intervento.
Tuttavia, l’enorme difficoltà di avanzare ipotesi quantitativamente fondate sull’evoluzione dei prezzi relativi si preferisce adeguarsi alla prassi che valuta l’evoluzione della domanda nell’ipotesi che i prezzi relativi non subiscano mutamenti di rilievo nell’arco di tempo assunto per l’analisi.
Un’ulteriore complicazione è data dalla necessità di introdurre in taluni casi un prezzo di riferimento anche per beni e servizi che non hanno mercato, anche in questo caso la valutazione della domanda relativa ad un determinato progetto di intervento, pur se espressa in termini di variabili fisiche presuppone comunque la formulazione di ipotesi sul livello e sull’evoluzione dei prezzi, di mercato e non.
L’influenza dell’offerta sull’evoluzione della domanda
Un’altra semplificazione comunemente introdotta nelle valutazioni della domanda consiste nel ritenere l’offerta realizzata a seguito dell’intervento praticamente ininfluente sul livello e sulla struttura della domanda stessa.
L’influenza dell’offerta (aggiuntiva, realizzata attraverso l’intervento) sul livello e sulla traiettoria della domanda può essere apprezzata sotto un duplice profilo:
- dal punto di vista quantitativo, quando si considerino gli effetti che la realizzazione dell’intervento produce in termini di induzione di nuovo consumo;
- il secondo profilo, di carattere più qualitativo, attiene alle modalità di fornitura del bene o servizio che la realizzazione dell’intervento intende mettere a disposizione dell’utenza. Tali modalità, sono in grado di influenzare il livello e l’evoluzione della domanda.
Altra questione riguarda l’esistenza di possibili sovrapposizioni tra la domanda che l’intervento è potenzialmente in grado di soddisfare e la domanda per ipotesi soddisfatta da un’offerta già attualmente esistente.
L’analisi finanziaria: definizione e obiettivi
L'analisi finanziaria (AF) per l'analisi di progetto è il punto di partenza dell'analisi costi-benefici ed è un metodo per l'analisi dei flussi monetari generati da un investimento. Essa permette di valutare la sostenibilità e il rendimento finanziario del progetto tramite l'aggregazione delle voci del bilancio aziendale in un piano di conti integrato ha, cioè, come obiettivo quello di stabilire se il progetto sarà in grado di generare un sufficiente flusso di entrate tali da coprire le uscite nel momento in cui si verificano, o se, al contrario, il progetto rischia l'insolvenza.
L'AF è propedeutica all'analisi economica ma, a differenza di questa, utilizza prezzi di mercato anziché prezzi di conto. Da essa è possibile, attraverso opportune operazioni, passare all'analisi economica.
Il metodo più comunemente utilizzato per aggregare i valori dell'AF è quello dei flussi monetari scontati (Discounted Cash Flow Method, metodo DCF, d'ora in poi). Si registrano, cioè, tutti gli effettivi esborsi o ricavi monetari (per esempio non si considerano gli ammortamenti perché sono accantonamenti e non corrispondono ad un vero esborso di denaro) generati dal progetto nell'arco di vita e si aggregano, scontando i valori futuri, con un appropriato fattore di sconto.
Affinché l'AF sia condotta in modo coerente ed efficace è opportuno verificare:
- che siano state correttamente interpretate le ipotesi formulate nello studio di fattibilità tecnica e nell'analisi della domanda;
- che siano stati correttamente previsti i tempi di pagamento e riscossione;
- che sia stato opportunamente scelto un tasso di sconto per il calcolo del VAN;
- che siano stati preventivamente definiti dei valori benchmark per gli indicatori di performance in modo da permettere un giudizio univoco sull'accettabilità del progetto;
- che siano rispettate le fasi e la logica complessiva dell’analisi finanziaria
L’analisi finanziaria nel ciclo del progetto
L’AF è parte integrante dello studio di fattibilità, quest’ultimo ha la funzione di fornire al decisore una serie di informazioni utili ad una scelta circostanziata e razionale avente per oggetto la realizzazione di un intervento pubblico.
Lo SdF trova una sua articolazione in tre punti:
1) analisi della rilevanza dell’idea-progetto e specificazione delle alternative progettuali;
2) analisi di fattibilità
3) analisi di convenienza.
Il secondo punto, l’analisi della fattibilità consiste nell’appurare:
- la sussistenza delle condizioni di realizzabilità materiale;
- la coerenza con il quadro normativo;
- le capacità tecnico - amministrative e la sostenibilità finanziaria, che assicurino l’effettiva fattibilità dell’intervento e la sua operatività successiva.
E’ dunque a questo livello, nell’analisi di fattibilità, che l’AF si inserisce nello SdF per assicurare la verifica della sostenibilità finanziaria. In quest’ambito l’AF è funzionale a:
- vagliare se, e a quali condizioni, le ipotesi progettuali appaiono fattibili dal punto di vista dei costi e dei rientri finanziari;
- fornire un primo riscontro progettuale sugli aspetti finanziari dell’alternativa prescelta in funzione di ulteriori approfondimenti da svolgere, ad esempio, la successiva verifica della possibilità di finanziare l’intervento attraverso lo strumento della finanza innovativa di progetto (project financing).
L’analisi finanziaria nello Studio di Fattibilità
L’AF si inserisce, organicamente, nello SdF, mutuando una serie di informazioni dall’analisi della domanda e della fattibilità tecnica e ponendosi come supporto informativo dell’analisi economica.
L’AF si pone al “centro “ dell’analisi dell’intervento effettuata dallo SdF e dunque, oltre che fornire proprie indicazioni specifiche rispetto alla sostenibilità dell’intervento, funge da ponte tra l’analisi della domanda, l’analisi della fattibilità tecnica e l’analisi economica, monetizzando e inserendo nel contesto progettuale le informazioni delle prime due e fornendo all’analisi economica le tabelle dei costi e rientri, base di partenza per l’analisi costi e benefici.
Nello specifico:
- l’analisi della domanda, attraverso la determinazione della domanda solvibile e i conseguenti possibili rientri finanziari, fornisce informazioni sulla capacità dell’intervento di autofinanziarsi e sull’entità degli eventuali squilibri di bilancio;
- l’analisi della fattibilità tecnica assicura le informazioni circa i costi di investimento, di manutenzione e la durata economica del progetto;
- l’analisi economica prende dall’AF le tabelle di partenza dei costi di investimento e dei costi/ ricavi di gestione per poi convertirli in prezzi di conto (prezzi ombra).
Infine, nel processo di selezione delle alternative l’AF fornisce un indice sintetico di rendimento VAN eventualmente inseribile in un sistema di analisi multicriteriale.
Le fonti per l’analisi finanziaria
L'AF utilizza informazioni sui flussi monetari, per la maggior parte già disponibili o deducibili da altri documenti redatti per il dossier di presentazione del progetto, e le riorganizza in modo da permettere la verifica della sostenibilità finanziaria.
I dati principali per la redazione dell'AF riguardano:
- flussi degli investimenti totali
- flussi dei costi e ricavi di gestione
- fonti di finanziamento
Le ipotesi sulla consistenza e sull'andamento di queste variabili vengono formulate nell'analisi della domanda e nell'analisi di fattibilità tecnica. L'AF richiede che siano proiettate nel futuro, per il periodo di vita stimato del progetto (deducibile dall'analisi di fattibilità tecnica), le previsioni effettuate in questi documenti.
Le fonti per l’analisi finanziaria: analisi della domanda
L'analisi della domanda determina la domanda solvibile, dunque dei rientri ritenuti possibili, in modo da formulare ipotesi fondate sulla capacità di autofinanziamento del progetto o sull'entità dell'eventuale squilibrio di bilancio.
L'analisi della domanda serve dunque per determinare l'ammontare dei ricavi, voce inclusa nella seconda tabella del piano dei conti, tra le voci della gestione operativa. Il calcolo della domanda solvibile richiede di mettere in relazione la quantità effettivamente domandata con il prezzo unitario del bene o servizio erogato.
Le fonti per l’analisi finanziaria: fattibilità tecnica
L'analisi di fattibilità tecnica descrive le caratteristiche tecnico-funzionali e dimensionali dell'investimento da realizzare.
Da quest'analisi l'AF deduce la stima di:
- flussi monetari dei costi di investimento;
- flussi per la manutenzione straordinaria;
- durata di vita del progetto;
- tempi medi previsti per i pagamenti e gli incassi.
L'AF può avere un rapporto di feedback con le precedenti analisi nel caso i risultati siano ritenuti non soddisfacenti o non sufficientemente robusti. Nel caso in cui l'AF (ma lo stesso vale per l'analisi economica) riveli delle debolezze nella sostenibilità o nel rendimento, gli aggiustamenti nel disegno del progetto coinvolgono anche la revisione delle due analisi svolte precedentemente.
Il rapporto tra analisi finanziaria, stato patrimoniale e conto economico
L’AF pur essendo uno strumento specifico della fase preprogettuale condivide una serie di informazioni con altri due strumenti contabili: lo stato patrimoniale e il conto economico. Le informazioni raccolte per l’AF servono, infatti, per la successiva redazione dello stato patrimoniale e del conto economico, redatti però secondo i principi contabili e fiscali della gestione del progetto, invece che con il metodo DCF (Discounted Cash Flow Method). Per l'analisi della sostenibilità finanziaria
Per quanto riguarda gli altri due strumenti è invece utile sapere:
Il Conto Economico utilizza il metodo della competenza economica e non quello dei flussi di cassa scontati. Ciò comporta che le entrate e le uscite sono registrate in funzione di quanto è da attribuire, fiscalmente e contabilmente, a ciascun esercizio, e non in funzione dell'effettivo movimento di cassa (reale entrata o uscita monetaria). La voce direttamente utilizzabile per l'AF è la stima di imposte e tasse inerenti al periodo in esame che vengono registrate nel momento in cui sono effettivamente pagate e non nel periodo a cui si riferiscono.
Lo Stato Patrimoniale serve per prevedere l'equilibrio tra attivo e passivo alla fine di ciascun esercizio. Tuttavia non dice nulla sulla redditività del progetto (non permette, cioè, di calcolare indici di rendimento).
L’integrazione dei conti nell’analisi finanziaria
Le tabelle fondamentali per la redazione dell'AF sono: investimenti totali, costi e ricavi di gestione, fonti di finanziamento (riportate in allegato).
Le voci che compongono gli investimenti totali sono:
- Investimenti fissi: sono, in genere, la componente maggiore degli investimenti totali. I dati registrati nelle tabelle sono gli esborsi incrementali sostenuti nei singoli esercizi per l'acquisizione delle immobilizzazioni. Le immobilizzazioni vengono registrate solo quando effettivamente pagate ai fornitori, ignorando gli ammortamenti e senza distinguere, in questa tabella, se i pagamenti vengono effettuati con fondi propri o con altre fonti. Le informazioni relative a queste voci provengono dall'analisi di fattibilità tecnica, nelle sezioni relative alla localizzazione e alla tecnologia. Nella colonna relativa all'ultimo anno di esercizio, con segno opposto a tutte le altre voci, è riportato il valore previsto residuo (o di realizzo) degli stessi investimenti fissi.
- Costi di avviamento: sono i costi di studi preparatori (come lo Sdf), le spese di ricerca e sviluppo, e tutti quei costi che hanno un effetto finanziario che si determina oltre l'esercizio finanziario in cui si verificano gli esborsi.
- Variazione di capitale circolante netto: è l'incremento del capitale circolante netto, a sua volta definito come la differenza tra attività e passività correnti. Le informazioni su queste voci sono deducibili dalle ipotesi formulate sui tempi di pagamento e incasso, dalle informazioni tecnologiche sugli approvvigionamenti e sulla gestione degli stock, e da ipotesi sulla cassa.
Tipicamente i costi di investimento saranno concentrati nei primi anni del ciclo di vita del progetto, mentre nel corso della gestione si manifesteranno principalmente i costi per la manutenzione straordinaria (come i costi di rimpiazzo di macchinari obsoleti).
Le voci principali di questa tabella confluiscono poi nel Conto Economico. Le informazioni sono deducibili dall'analisi di fattibilità tecnica (tecnologia, materie prime, personale) e dall'analisi della domanda (ricavi, tariffari e non).
La gestione operativa inizierà tipicamente dopo la fase di start-up, dunque queste voci si manifesteranno, differentemente dai costi di investimento, in una seconda fase del ciclo del progetto.
Le fonti di finanziamento riguardano le informazioni sui flussi previsti per la copertura dell'investimento, registrate nel momento in cui avviene un effettivo trasferimento (per esempio il capitale proprio è registrato al momento del versamento delle quote). Le informazioni relative alle fonti di finanziamento confluiscono poi nello Stato Patrimoniale.
In questa tabella non sono registrate le voci della gestione finanziaria, come gli interessi e i rimborsi sui prestiti, che tuttavia rientrano nella tabella per la sostenibilità finanziaria.
Il calcolo della sostenibilità finanziaria
La sostenibilità finanziaria serve per verificare la solvibilità del progetto, cioè a controllare che il flusso monetario previsto in entrata sia in grado, nell'ammontare e nella distribuzione nel tempo, di coprire i flussi monetari in uscita. In particolare la cadenza delle entrate e delle uscite di fondi può essere cruciale nella realizzazione del progetto. Lo schema per la verifica della sostenibilità è mostrata nella tabella allegata.
Le voci inserite in questa tabella sono, oltre i saldi delle tabelle che raccolgono le informazioni sui flussi degli investimenti, della gestione operativa e delle fonti finanziarie, anche quelle della gestione dei prestiti (rimborsi e interessi passivi) e le imposte calcolate nel Conto Economico. Il saldo di cassa è calcolato per differenza tra entrate e uscite, ma il flusso fondamentale per la verifica della sostenibilità è la cassa generata cumulata, ottenuta per ciascun anno, dalla somma algebrica dei saldi di cassa degli anni precedenti. La sostenibilità finanziaria è verificata se la colonna del flusso netto della cassa generata cumulata è maggiore o uguale a zero per tutti gli anni considerati. Ciò significa che, ad esempio, è possibile avere un saldo negativo per un anno se negli anni precedenti è stato accumulato un saldo di cassa sufficientemente positivo da coprire il negativo. Nel caso in cui, anche solo in un anno, il flusso della cassa generata cumulata sia negativo, occorre rivedere la struttura e l'ammontare dei flussi finanziari, oppure il progetto va rifiutato perché finanziariamente non fattibile.
Il calcolo del rendimento finanziario
Il calcolo del rendimento finanziario comporta il calcolo di indicatori sintetici di performance, tipicamente il Valore Attuale Netto finanziario (VAN) e il Tasso di Rendimento Interno finanziario (TIR).
Il rendimento finanziario può essere calcolato da due punti di vista:
- per il progetto, si considera la capacità del flusso di entrate generate dal progetto di coprire il valore dell'investimento, indipendentemente dal modo in cui si finanzia (si ignora, cioè, la tabella delle fonti di finanziamento).
- per il capitale, si considera la capacità delle entrate del progetto di garantire un rendimento finanziario rispetto alle fonti utilizzate per il finanziamento dell'investimento (si ignora, cioè, la tabella degli investimenti totali, tranne che per il valore residuo). In questo secondo caso il rendimento finanziario calcolato rappresenta la redditività della struttura finanziaria scelta.
Il prospetto per il calcolo del rendimento finanziario del progetto, mostrato nella tabella allegata, riporta in entrata i flussi delle entrate generate dal progetto (ricavi di esercizio), mentre in uscita, i costi operativi e le imposte, gli oneri sociali, e gli investimenti totali.
Il saldo netto di cassa va scontato per un opportuno tasso di sconto (almeno pari o superiore al costo dei finanziamenti e al costo opportunità del denaro) per ottenere il Valore Attuale Netto. Il VAN del progetto è un valore monetario espresso in valuta e rappresenta la redditività del progetto. Le alternative progettuali individuate nello Studio di Fattibilità sono ordinabili in base al VAN ottenuto anche se questo non è un criterio prioritario di scelta nell'ambito degli interventi pubblici.
Il TIR del progetto è il valore del tasso di sconto utilizzando il quale si riduce a zero il valore della sommatoria algebrica dei flussi di cassa netti presenti. E' espresso in valore percentuale e nei progetti d’investimento delle imprese è confrontato con il costo dei finanziamenti previsti. Per un progetto pubblico è auspicabile che il riscontro avvenga ad un eventuale tasso soglia minimo definito in precedenza. Nel caso in cui il TIR sia inferiore a questo, il progetto dovrebbe essere scartato perché finanziariamente non fattibile.
In generale per i progetti finanziati con fondi pubblici non ci si aspetta un tasso di rendimento del progetto eccessivamente elevato. Al contrario, possono essere giustificati anche finanziamenti a progetti con TIR del progetto negativo, se dimostrano di apportare benefici economici alla società. Per TIR positivi infatti è auspicabile orientarsi verso gli strumenti della finanza innovativa di progetto (project financing). Se il valore del TIR è significativamente competitivo rispetto ai parametri del mercato finanziario, allora non è pienamente giustificato l'intervento pubblico e un finanziamento interamente con capitali privati sarebbe più opportuno.
Il prospetto per il calcolo del rendimento finanziario del capitale, mostrato nella tabella allegata, riporta in entrata i ricavi di esercizio e il valore residuo mentre in uscita, oltre ai costi operativi, il capitale proprio investito, le imposte, gli oneri sociali, il capitale a prestito nel momento in cui viene rimborsato (rimborso finanziamenti) e le relative spese di gestione del debito (interessi). Non sono inclusi i finanziamenti pubblici, la cui esclusione tra le voci in uscita è la causa dell'aumento del tasso di rendimento. Il VAN e TIR sono calcolati con la medesima procedura descritta per il calcolo del rendimento finanziario del progetto, ma in questo caso il tasso di sconto utilizzato è rappresentato dal costo opportunità del capitale secondo gli investitori e i rendimenti calcolati con gli indici rappresentano il grado di redditività per gli investitori, del loro investimento. Il valore del VAN dirà agli investitori quanto renderà quell'investimento rispetto a quanto si sarebbe potuto ottenere investendo il capitale in modo alternativo.
Se le voci in entrata e uscita si riferiscono all'intero progetto, il rendimento calcolato è quello della struttura finanziaria scelta a finanziamento dell'investimento. Si può tuttavia anche pensare di considerare solo i ricavi e le fonti di finanziamento rispetto ad un solo investitore e calcolare così il rendimento del capitale rispetto al singolo investitore.
Per il TIR del capitale ci si aspettano valori superiori al TIR del progetto. Il contributo pubblico, infatti, abbatte il costo dell'investimento totale. Tanto maggiore è il suo valore tanto più alto sarà il rendimento del capitale. Tuttavia il TIR non dovrebbe essere eccessivamente al di sopra di un certo valore soglia perché altrimenti il progetto sarebbe sovrafinanziato.
Il significato di analisi costi-benefici
L’analisi costi-benefici (ACB) è una tecnica di analisi utilizzata per prevedere gli effetti di un investimento pubblico, verificando se, con la realizzazione dell'intervento, la società ottenga un beneficio o un costo netto. E' uno strumento di supporto alla decisione pubblica poiché, attraverso il calcolo dei benefici e dei costi associati alla sua realizzazione, l'ACB permette di scegliere la proposta migliore fra più alternative progettuali.
Concretamente l'ACB si svolge mediante l'individuazione dei costi e benefici apportati alla società da un intervento, l'attualizzazione delle quantità per renderle confrontabili, l'aggregazione delle quantità in modo da ricavare, come differenza tra i benefici e i costi, il beneficio netto complessivo. L'ACB basa il proprio giudizio di opportunità non solo su criteri di tipo contabile-finanziario ma anche su criteri di economicità e convenienza sociale, calcolati a partire dai risultati dell'analisi finanziaria mediante opportune correzioni per derivare il complesso dei costi e dei benefici sociali legati all'opera sottoposta all'esame. Le variabili considerate da quest' analisi sono dunque di tipo finanziario (monetario) ed economico (sociale).
L’analisi costi benefici nel ciclo del progetto
L’ACB è parte integrante dello studio di fattibilità. Lo strumento dello studio di fattibilità mira a: “trasformare l’iniziale idea-progetto in una specifica ipotesi di intervento, attraverso l’identificazione, la specificazione e la comparazione di due o più alternative atte a cogliere modalità diverse di realizzazione dell’idea originaria, e attraverso la produzione di un set di informazioni atte a consentire all’autorità politico-amministrativa competente una decisione fondata e motivata”.
Dunque, rispetto al ciclo del progetto, lo Studio di fattibilità si pone in una fase preprogettuale, “a valle dell’identificazione di un bisogno e della formulazione dell’idea progetto, ma a monte della decisione di soddisfarlo”.
Lo Studio di Fattibilità trova una sua articolazione in tre punti:
- analisi della rilevanza dell’idea-progetto e specificazione delle alternative progettuali;
- analisi di fattibilità
- analisi di convenienza.
L’analisi costi-benefici rappresenta lo strumento principale per quanto concerne il terzo punto, vale a dire l’analisi della convenienza.
E’ inoltre opportuno ricordare che la normativa comunitaria, in materia di fondi strutturali, richiede esplicitamente, per l’approvazione di progetti di valore superiore ai 50 milioni di euro, l’elaborazione di una ACB (lettera d- art 26 Reg.(CE) n. 1260/99).
L’analisi costi benefici nello Studio di Fattibilità
L’ACB è uno strumento complementare rispetto alle altre tipologie di analisi progettuale presenti nello Studio di Fattibilità:
- l’analisi finanziaria rappresenta il punto di partenza dell’ACB, fornendo una serie di elementi indispensabili relativamente a costi di investimento, costi operativi, rientri tariffari e non tariffari ecc;
- dall’analisi della domanda attuale e potenziale e dall’analisi delle condizioni di offerta attuale e futura può essere ricavata una serie di dati, a partire dalle tipologie di utenti beneficiari del progetto, al prezzo atteso di un determinato bene dal mercato, alla concorrenza potenziale di altri soggetti esistenti. Trattando queste informazioni possono essere dedotti sia i costi economici, come gli effetti di spiazzamento rispetto ad attività alternative esistenti, sia i benefici, come la disponibilità a pagare per un certo servizio;
- l’analisi di fattibilità tecnica e istituzionale/ amministrativa: assicura alcuni dati necessari per l’elaborazione dell’analisi di sensibilità e soprattutto del rischio;
- la valutazione degli impatti ambientali, economici e sociali, risulta fondamentale per l’individuazione delle esternalità dell’intervento (positive/ negative);
- i risultati dell’ACB sono poi finalizzati alla scelta pubblica; gli indicatori sintetici aggregati specifici (VANe e TIRe) possono essere agevolmente inseriti in analisi multicriterio, avendo in questo caso l’avvertenza di evitare doppi calcoli.
Le fasi dell’analisi costi benefici
L'analisi costi e benefici si articola in due fasi:
- l'analisi finanziaria, che prende in considerazione tutti gli effetti monetari positivi e negativi derivanti dal progetto per tutti i soggetti direttamente interessati dalla sua realizzazione (finanziatore, realizzatore, beneficiari diretti). Le variabili considerate in questa fase sono costi e ricavi al loro prezzo di mercato. Questa fase si pone l'obiettivo di verificare la sostenibilità finanziaria del progetto, cioè di accertare che il flusso delle entrate sia tale da coprire il flusso delle uscite, cioè che il progetto non rischi l'insolvibilità. L'analisi finanziaria non è da confondere con l'analisi contabile, poiché, a differenza di questa, prende in considerazione solo i flussi di cassa effettivamente verificatisi (gli ammortamenti, ad esempio, non sono considerati perché non rappresentano una reale uscita di cassa ma rispondono solo ad esigenze di tipo contabile);
- l'analisi economico-sociale, che prende in considerazione tutti i benefici e i costi sociali derivanti all'intera società dalla realizzazione del progetto. Le variabili considerate in questa analisi sono valutate al loro prezzo di conto (o prezzi ombra), cioè al prezzo non distorto da eventuali inefficienze del mercato (quali monopoli o barriere tariffarie) e che riflettono la loro scarsità relativa. Per il calcolo dei prezzi di conto si fa normalmente riferimento, per i costi, al costo-opportunità, misurato dal miglior uso alternativo delle risorse impiegate nel progetto a cui si deve rinunciare; per i benefici al principio della disponibilità a pagare per ottenerli da parte di chi ne è destinatario. Oltre alle correzioni dei prezzi di mercato utilizzati per l'analisi finanziaria l'analisi economica prende in considerazione anche effetti che non rientrano affatto nell'analisi finanziaria (effetti ambientali, per esempio).
I maggiori problemi legati all'ACB derivano dalla definizione del valore monetario di beni intangibili o incommensurabili, come quelli ambientali. In questo caso occorre individuare metodi di valutazione sufficientemente chiari e condivisi, pur nella consapevolezza del livello di soggettività ed aleatorietà che li caratterizza. Ad esempio si può decidere di calcolare il beneficio derivante dalla diminuzione di inquinamento come un risparmio di spese sanitarie dovute a patologie legate all'effetto dell'inquinamento.
Un altro problema dell'ACB è dato dalla difficoltà di trattare la variabile tempo. I costi e benefici prodotti dalla realizzazione di un'opera pubblica, infatti, non si manifestano contemporaneamente, ma sono scaglionati nel tempo in un periodo che può essere anche di molti anni. Per omogeneizzare temporalmente le valutazioni dei costi e benefici, per poterli sommare e costruire degli indici sintetici di risultato occorre attualizzare i valori considerati. La scelta del tasso di attualizzazione riveste un ruolo delicato che può influire notevolmente sui risultati finali dell'analisi.
L’analisi finanziaria e l’analisi economica
L'AF utilizza prezzi di mercato per i valori dei flussi di cassa registrati. L'analisi economica (AE), al contrario, utilizza prezzi di conto, che rispecchiano l'effettiva scarsità relativa del bene o servizio valutato e corregge le inefficienze prodotte dai mercati imperfetti.
L'AF è propedeutica all'AE. Le tabelle di partenza sono quelle degli investimenti totali e dei costi e ricavi di gestione; le fonti di finanziamento non si considerano in quanto l'analisi economica analizza il rendimento economico delle risorse reali impiegate nel progetto, prescindendo da considerazioni sulla struttura finanziaria utilizzata per coprire i costi dell'investimento.
La verifica condotta con l'AE è di convenienza, non di sostenibilità (o fattibilità finanziaria). Per la verifica della convenienza si utilizza la tabella del rendimento del progetto. La convenienza economica è misurata dagli indicatori di performance, Valore Attuale Netto economico (VAN) e Tasso Interno di Rendimento economico (TIR), calcolati sui flussi di cassa a prezzi di conto. Il punto di vista non è quello dell'investitore, ma della collettività.
L'AE è la parte preponderante dell'analisi costi-benefici.
Il procedimento per la costruzione delle tabelle per l'AE prevede di partire esattamente dalle medesime tabelle di riferimento per l'AF e operare le opportune correzioni per: aspetti fiscali; effetti esterni; prezzi di mercato.
La prima correzione comporterà l'eliminazione dei trasferimenti fiscali effettuati durante l'investimento. Il che significa che le righe della tabella dei costi riguardante le imposte e i sussidi non appariranno nella tabella per il calcolo del rendimento economico. Infatti, mentre dal punto di vista dell'investitore (cioè nell'analisi finanziaria) le imposte dirette rappresentano un'uscita per l'intera società, sono semplicemente un trasferimento da un gruppo sociale ad un altro. Lo stesso vale per i sussidi e per tutti i trasferimenti che distorcono i prezzi relativi.
Ulteriori elementi verranno considerati per il calcolo del valore delle esternalità. Il valore dell'inquinamento, o del tempo risparmiato, sono effetti economici per i quali non esistono mercati, pur rappresentando dei costi e dei benefici sociali. Per il calcolo della convenienza economica occorre dunque attribuire un valore monetario a queste voci. Lo studio di fattibilità tecnica fornisce le quantificazioni fisiche dei valori delle esternalità e la loro distribuzione nel ciclo di vita del progetto. La letteratura specialistica ha elaborato pratiche standard per l'attribuzione di valori monetari alle quantificazioni fisiche al fine di ottenere i dati da registrare nelle tabelle. Dopo la correzione per le esternalità, la tabella del calcolo del rendimento economico avrà tante righe in più quanti sono gli effetti esterni considerati.
Per tutte le restanti voci registrate ai prezzi di mercato occorre definire dei fattori di conversione (numeri puri che andranno moltiplicati per i prezzi di mercato) che riflettano la correzione delle distorsioni di mercato. Le ipotesi sulla natura dei mercati degli input e output dell'investimento sono contenute nello studio di fattibilità tecnica (ad esempio, nello studio di fattibilità sarà specificato se i terreni sono stati ottenuti con espropri, dunque, tipicamente, a prezzi inferiori dell'effettivo costo-opportunità del bene 'terra'). Per ciascun input e output occorre formulare delle ipotesi sul grado di distorsione del mercato, sulle cause della distorsione e sul calcolo del relativo fattore di conversione per l'eliminazione della stessa.
Ciò porterà alla definizione di un vettore di fattori di conversione i cui componenti saranno:
- pari a uno quando il mercato non è distorto;
- inferiore a uno quando il prezzo di mercato è superiore a quello di conto;
- maggiore di uno quando il prezzo di mercato è inferiore al prezzo di conto.
La verifica della convenienza economica avviene tramite il calcolo del VAN e del TIR. Anche in questo caso occorre prevedere dei valori benchmark per l'accettazione o il rifiuto del progetto. In ogni caso se il valore del TIR è inferiore di quello del TIR vuol dire che i benefici economico-sociali sono inferiori a quelli finanziario-monetari e che dunque non è giustificato il sostegno pubblico al progetto in esame. In generale, invece, il TIR dovrebbe avere valori molto al di sopra del rendimento finanziario, il che significa che il progetto genera elevate esternalità positive e per questo è auspicabile l'intervento pubblico a suo sostegno.
L’ analisi di sensibilità, di rischio e di scenario
L'analisi costi benefici comporta un certo livello di incertezza derivante dalle ipotesi effettuate sull'andamento delle variabili esaminate. In fase ex-ante, cioè, è richiesta una capacità previsiva che implica necessariamente una dose di rischio. L’incertezza di stima dei dati e dei parametri utilizzati come base per i calcoli deve essere anch'essa valutata insieme agli altri criteri di giudizio. Gli strumenti di supporto all'analisi costi benefici per il trattamento dell'incertezza sono l'analisi di sensibilità e di rischio.
L’analisi del rischio consiste nello studio della probabilità che il progetto ottenga una performance soddisfacente (in termini di indicatori sintetici), nonché della variabilità del risultato rispetto alla migliore stima, precedentemente effettuata. La procedura consigliata per lo studio del rischio prevede che esso sia preceduto e basato sull’analisi di sensibilità.
L' analisi di sensibilità valuta infatti l’impatto che ipotizzati cambiamenti delle variabili che determinano costi e benefici mostrano di avere sugli indici finanziari ed economici calcolati. Un tipo di analisi analogo, ma non sostitutivo, di quello di sensibilità consiste nel far variare contemporaneamente più variabili per costruire scenari ipotetici (analisi di scenario) definiti 'ottimistici' o 'pessimistici', in cui cioè i valori finali degli indicatori sintetici, ottengono risultati che variano da esiti molto problematici a molto rosei.
L’analisi di sensibilità
L'incertezza che caratterizza le variabili utilizzate per la stima dei costi e dei benefici, può essere descritta come una distribuzione di probabilità. Il numero elevato delle variabili che influenzano i risultati finali e la complessità dell'analisi che altrimenti occorrerebbe effettuare, rendono necessaria una selezione delle cosiddette variabili 'critiche', cioè quelle il cui scostamento dal valore della miglior stima influisce maggiormente sugli indicatori sintetici di risultato.
I criteri da adottare per la scelta delle variabili critiche sono funzione dello specifico progetto e devono essere valutati accuratamente caso per caso. Come criterio generale si suggerisce di prendere in considerazioni i parametri per i quali una variazione (in più o in meno) di 1% dà luogo ad una corrispondente variazione di 1% (un punto percentuale) del TRI o del 5% del valore base del VAN.
La procedura da seguire per l’analisi di sensibilità è la seguente:
a) individuare tutte le variabili utilizzate per il calcolo degli output e degli input nelle analisi finanziaria ed economica, raggruppandole per categorie omogenee;
b) effettuare un’analisi dei parametri elencati per individuare eventuali variabili deterministicamente dipendenti. In conclusione le variabili considerate devono essere variabili indipendenti;
c) è opportuno effettuare un’analisi qualitativa di impatto delle variabili, in modo da selezionare quelle che hanno una elasticità marginale o piccola. L’analisi quantitativa successiva può essere limitata alle variabili più significative, verificando anche i casi dubbi;
d) si effettua la valutazione dell’elasticità delle variabili eseguendo i calcoli, che sono facilitati se si dispone di un programma informatico, anche semplice, per il calcolo degli indici TRI e/o VAN. Occorre infatti di volta in volta assegnare un nuovo valore (in più o in meno) a ciascuna variabile e ricalcolare con il modello il nuovo TRI o VAN, rilevandone la variazione (assoluta e in percentuale) rispetto al caso base;
e) individuare le variabili critiche, applicando il criterio prescelto.
L’analisi di rischio
Per effettuare l’analisi del rischio occorre associare a ciascuna variabile critica identificata una distribuzione di probabilità, definita in un preciso intervallo di valori nell’intorno della migliore stima, utilizzata nel caso base, per il calcolo degli indici sintetici di risultato.
La distribuzione di probabilità può derivare, per ciascuna variabile, da fonti diverse. La più comune é costituita dai risultati di studi effettuati per rilevare sperimentalmente i valori cercati, in situazioni quanto più possibile simili a quelle del progetto.
Dai dati sperimentali, con vari metodi reperibili nella letteratura specializzata (inferenza statistica), é possibile in quasi tutti i casi ricavare delle distribuzioni di probabilità, esprimibili graficamente e/o analiticamente. Nel caso di mancanza di dati sperimentali, si possono usare distribuzioni reperibili in letteratura, valide per casi simili a quello in studio. Un’altra possibilità é quella (metodo Delphi) di ricorre al giudizio di un gruppo di esperti, chiedendo a ciascuno di esprimere un stima della probabilità da assegnare a intervalli definiti di valori del parametro di interesse e poi combinare i valori ricavati con le regole della statistica.
Dopo aver stabilito la distribuzione di probabilità delle variabili critiche si calcola la distribuzione di probabilità del TRI o del VAN del progetto. Solo nei casi più semplici è possibile un calcolo con metodi diretti, ricorrendo ai metodi analitici di calcolo delle probabilità composte di più eventi indipendenti. L’esempio che segue illustra un possibile procedimento di calcolo che utilizza lo sviluppo ad albero delle variabili indipendenti. Con il crescere della complessità del modello dell’ACB anche per poche variabili, il numero delle combinazioni diviene troppo elevato per una trattazione diretta.
Per i grandi progetti è possibile ricorrere al metodo Montecarlo, che può essere applicato disponendo di un appropriato software di calcolo. Il metodo consiste nell’estrazione ripetuta casuale di un set di valori delle variabili critiche, presi all’interno dei rispettivi intervalli di definizione, e nell’effettuazione del calcolo degli indici del progetto (TRI o VAN) derivanti da ciascun gruppo di valori estratti. Ovviamente occorrerà avere cura che la frequenza di presentazione dei valori delle variabili rispetti la distribuzione di probabilità predeterminata. Ripetendo il procedimento per un numero sufficiente di estrazioni (in genere non più di qualche centinaio) si potrà ottenere la convergenza del calcolo verso una distribuzione di probabilità del TRI o del VAN.
La presentazione più utile del risultato è di esprimerlo in termini di probabilità cumulata del TRI o del VAN nell’intervallo dei valori risultanti. La curva delle probabilità cumulate (o una tabella di valori) consente di assegnare un grado di rischio al progetto, ad esempio, verificando se la probabilità cumulata sia o meno superiore ad un valore di riferimento, ritenuto critico. Si può anche valutare quale sia la probabilità che il TRI (o il VAN) sia inferiore ad un valore dato, anche in questo caso, assunto come limite.
Per la valutazione del risultato è molto importante il compromesso che va raggiunto nella preferenza verso progetti ad alto rischio ed al alto rendimento sociale da un lato e progetti a basso rischio e a basso rendimento sociale dall’altro (si considerino per esempio i progetti innovativi, che possono essere più rischiosi di quelli tradizionali).
6 commenti:
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