Politica estera
La politica estera della Romania presenta elementi di continuità, ma anche delle novità e si basa sul consenso a livello politico e popolare in merito alle priorità che intende promuovere in campo internazionale.
Nel concetto della Presidenza e dell’Esecuvito, la politica estera della Romania sarà una politica di attivo coinvolgimento nei processi politici ed economici significativi a livello regionale e continentale. Inoltre, sarà centrata sulla protezione degli interessi sociali ed economici, politici e militari della Romania, in concordanza con la sua posizione geostrategica.
La principale priorità della politica estera romena è l’integrazione nell’Unione Europea. Quale futuro Stato membro dell’Unione Europea,
Il ruolo strategico regionale della Romania, quale Stato di confine orientale dell’UE, presuppone responsabilità riguardanti la stabilità nella zona, la garanzia di frontiere sicure, parallelamente al mantenimento e allo sviluppo dei rapporti politici ed economici con gli Stati vicini delo spazio pontico e balcanico: Repubblica Moldova, Ucraina, Russia, gli Stati della zona caucasica e dello spazio ex-iugoslavo. Il Governo romeno si proppone di sviluppare i rapporti di buon vicinato e di cooperazione regionale nello spazio sud-est europeo e del Mar Nero affermando
Quale Stato membro dell’Alleanza Nord-Atlantica,
Il concetto e le azioni di politica estera della Presidenza e del Governo vogliono conferire un nuovo spirito all’opera volta a garantire la coerenza, l’efficacia e la predicibilità della politica internazionale del nostro Stato, portandola ad un livello di performance.
Agricoltura
Aggiustamenti strutturali nell’agricoltura
Nel periodo successivo al 1989 nell’agricoltura della Romania si sono verificati cambiamenti meno spettacolari rispetto a quelli avvenuti in altri settori, per quanto riguardano la struttura e il volume della produzione. Comunque, in questo campo sono avvenuti mutamenti importanti nella struttura della proprietà e della popolazione occupata, come pure nelle relazioni di export-import.
a) La struttura della proprietà e degli sfruttamenti agricoli
Nel 1990, l’intera superficie si trovava ancora in proprietà collettiva (CAP –cooperative agricole di produzione o IAS – aziende agricole statali). A partire dal 1991 (in base alla legge 18) un gran numero di vecchi proprietari è entrato in possesso dei propri terreni; sono stati restituiti circa 9340 mila ettari terreno arabile, però non più di
In base alla Legge nr. 169/1997 sulla privatizzazione delle aziende agricole statali, è stata possibile la restituzione agli ex proprietari, su richiesta, di una superficie di sino a
In conformità agli standards dell’UE questo tipo di riforma è stata applicata tenendosi conto della limitazione delle zone retrocesse e della previsione che il terreno retrocesso non possa essere venduto un certo numero di anni.
Le piccole proprietà detengono circa il 66,5% della superficie agricola del Paese. Dato che queste non hanno la dovuta capacità di fare investimenti, impiegare sistemi di irrigazioni, concimare i terreni e applicare tecnologie moderne, una parte dell’agricoltura non è riuscita a registrare aumenti di produttività e uscire da uno stato di sussistenza per avviarsi verso relazioni di mercato.
Il concentramento della terra sarà realizzato però, sia tramite la vendita delle piccole proprietà, sia tramite l’associazione.
b) La struttura della popolazione occupata nell’agricoltura
La popolazione agricola ha una struttura professionale buona, 50 mila specialisti hanno preparazione superiore e il 35,4% della popolazione occupata nell’agricoltura ha istruzione media.
Nell’agricoltura, la privatizzazione si è conclusa, il settore privato rappresenta il 97,3% del valore della produzione, cioè il 97,4% della produzione vegetale e il 98,9% della produzione zootecnica. Le società agricole, dove non è stata possibile la privatizzazione, saranno introdotte in procedura di riorganizzazione o fallimento e saranno vendute al minuto.
Della superficie di 2.387,6 mila ettari detenuta, inizialmente, in proprietà dall’Agenzia dei Domeni dello Stato, 1.704,2 mila ettari sono stati retrocessi a norma della Legge 18/1991, 683,4 mila sono stati concessi, dati in affitto o in associazione.
Si valuta che le superficie totali coltivate in sistema ecologico abbiano raggiunto i circa 75 mila ettari, includendo colture cerealicole, per foraggi, pascoli, piante oleaginose e proteiche, ortaggi, frutti (visciole, ciliege) frutti di bosco ecc. Nel settore zootecnico ecologico si stimano incrementi ai capi bestiame di circa 10 mila capi per le muche per latte, 70 mila capi ovine per latte, 6 mila capi pollame.
L’agricoltura ecologica rappresenta assieme all’industria tessile, all’industria leggera e quella di mobili una delle tre principali risorse dell’export romeno.
La certificazione dei prodotti ecologici. L’Agenzia Nazionale di Consulenza Agricola ha concluso una convenzione di collaborazione con
Cooperative agricole secondo il modello giapponese. Con l’appoggio dell’Agenzia Nipponica per
Tali cooperative, che garantiscono la proprietà, si occuperanno del prelevamento della produzione, della standardizzazione, dell’osservanza delle norme di qualità e della valorizzazione della produzione. I due organismi svolgono corsi per la “Formazione dei formatori” che si occupino dell’istruzione dei futuri membri cooperatori.
Sono stati istruiti e formati dal punto di vista professionale oltre 40 mila produttori agricoli. Quelli che sono stati attestati dall’ANCA possono praticare i mestieri in cui si sono qualificati e possono essere nominati alla conduzione di un’associazione o società agricola. I produttori sono preparati anche nel campo dei finanziamenti per l’agricoltura.
Nel periodo 2007-2009,
Il documento di posizione della Commissione Europea include una lista di denominazioni di origine protetta, tra cui si annoveranno tre tipi di alcolici, 5 tipi di distillati di vino, 7 tipi di latte, 26 di caciocavallo, come pure altri prodotti, quali il salame di Sibiu e le salsicce di Pleþcoi.
I raccolti ottenuti nel 2004, tutti nel settore privato, hanno superato le attese.In conformità alle statistiche ufficiali si tratta della maggiore produzione media di grano all’ettaro nella storia della Romania – di oltre
Guida economica
Con il rilancio della crescita economica si osserva un miglioramento della struttura del prodotto interno lordo a favore dell’accumulazione e degli investimenti.
L’inflazione si è situata in un trend costantemente decrescente, costituendo un segnale positivo, atto a condurre alla riconquista della fiducia della popolazione nella moneta nazionale.
Il processo di disinflazione degli ultimi anni è stato sostenuto da un insieme di fattori, nel cui ambito un particolare contributo hanno recato, tra l’altro, la politica monetaria prudente adottata dalla BNR (Banca Nazionale Romena) e l’evoluzione del corso di cambio; il mantenimento ad un basso livello del deficit del budget e la duratura riduzione delle anticipazioni inflazionistiche degli operatori commerciali; la riduzione delle correzioni necessarie al livello dei prezzi; la regolamentazione e la limitazione dell’aumento degli stipendi nel settore pubblico.
In seguito ad un’ampia analisi (iniziata nel maggio 2002), l’11 marzo 2003, il Dipartimento del Commercio degli USA ha accordato alla Romania lo statuto di Paese ad economia di mercato.
Lo statuto di Paese ad economia di mercato ha contribuito all’aumento della fiducia degli imprenditori stranieri nella conclusione di operazioni commerciali con ditte romene e nelle possibilità di investire nel nostro Paese, tale fatto avendo effetti colaterali favorevoli ai rapporti economici con altri Paesi.
Nell’ottobre 2004, mediante il Rapporto di Paese presentato dalla Commissione Europea dinanzi al Parlamento Europeo, alla Romania è stato concesso lo statuto di “economia funzionale di mercato”. Di consegenza, il valore degli investimenti stranieri diretti è iniziato ad aumentare.
Stando all’Istituto Nazionale di Statistica (INS) la produzione industriale è aumentata nei primi 11 mesi del 2004 del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2003. L’industria lavorativa ha registrato un incremento del 5,6%, rispetto allo stesso intervallo del precedente anno. Un trend positivo si è constatato anche nel caso della cifra d’affari delle aziende industriali che hanno superato del 9,9% nei primi 10 mesi le cifre del rispettivo periodo del precedente anno.
Stando allo stesso INS, il guadagno salariale medio netto è aumentato, nel mese di novembre, del 2,9% rispetto al precedente mese, sino ai 6,2 milioni di lei ( circa 156 euro). Aumenti salariali maggiori si sono avuti nella silvicoltura, nello sfruttamento forestale, nell’ industria mineraria, industria di macchinari e apparecchiatura elettrica, produzione e fornimento di energia elettrica e termica, gas e acqua, commercio, albeghi e ristoranti, trasporti aerei, agenzie turistiche, ed altro.
Alla fine del 2004 l’inflazione è stata del 9,3 %, piazzandosi per la prima volta negli ultimi 15 anni sotto il 10%.
I risultati di un sondaggio effettuato dallo stesso INS tra i managers di società hanno indicato che questi si attendono, nei prossimi mesi, ad un aumento dell’attività nell’industria, nel commercio al minuto e nei servizi.
A partire dal 1 gennaio 2005 si applica la quota unica delle imposte. Il 16% è la percentuale con cui lo Stato tassa quasi tutti i redditi: gli stipendi, i profitti delle aziende, le attività indipendenti, gli affitti, le attività agricole, i diritti di autore, le pensioni, i premi, ecc. Eccezione fanno le microaziende, tassate col 3% sulla ciffra d’affare. Per l’introduzione delle nuove ccordinate economiche, il codice fiscale è stato modificato tramite l’Ordinanza d’Urgenza nr. 138 del 29 dicembre 2004.
Le compagnie pagheranno un’imposta sul profitto del 16%, del 9 % inferiore rispetto ai precedenti anni, il che, nella visione degli specialisti determinerà le società a non essere più interessate a trascurare le leggi fiscali. La riduzione dal 25% al 16% dell’imposta sul profitto porterà al coinvolgimento di un maggior numero di investimenti, sostengono gli economisti, nel contesto in cui
I redditi al budget statale potrebbero registrare, a breve termine, una leggera diminuzione, però a medio e lungo termine, l’introduzione della quota unica porterà all’aumento della base di tassazione e, implicitamente, ad un aumento dei redditi al budget, tramite la riduzione del peso rappresentato dall’economia illecita.
Affinchè gli stipendiati non registrino perdite a causa dell’applicazione della quota unica, è stato istituito un sistema di deduzioni il cui valore scade se lo stipendio aumenta e prende in considerazione il numero di persone a carico.
Per il corrente anno, il deficit del bilancio previsto oscillerà tra l’1-1,5%, mentre l’inflazione sarà di circa il 7%.
Privatizzazione
Opportunità per gli imprenditori stranieri
La vendita delle partecipazioni dello Stato alle compagnie provenienti dalle ex imprese comuniste ha creato un ambiente incoraggiante per la creazione di nuove compagnie e ha rappresentato una opzione strategica di tutti i governi della Romania dopo il 1990, essendo questa la premessa dello sviluppo della proprietà privata in tutti i campi di attività, stimolando il funzionamento dei meccanismi dell’economia di mercato.
Gli elementi iniziali del processo di privatizzazione sono stati stabiliti mediante
Metodi di privatizzazione
L’offerta pubblica – I passi da intraprendere sono i seguenti: pubblicità per la selezione delle società assicuratrici, il dossier della società presentato alla Borsa Valori di Bucarest, la selezione della compagnia broker-dealer, il negoziato e la firma del contratto di assicurazione, la realizzazione del prospetto per l’asta, l’approvazione da parte della Commissione Nazionale dei Valori Mobiliari e la realizzazione dell’offerta pubblica.
Il negoziato –pubblicità in merito alle compagnie da privatizzare, lettera d’intento presentata ai potenziali imprenditori, la firma di un accordo di confidenzialità e la presentazione di un profilo della compagnia, la realizzazione del rapporto di valutazione, della nota di privatizzazione, l’approvazione della nota di privatizzazione, la commissione di negoziato che dev’essere mandatata dal Collegio direttorio dell’APAPS, la preparazione del dossier di presentazione e di nuovo pubblicità.
L’acquisto del dossier di presentazione (con un accordo di confidenzialità), il suo esame alla sede della compagnia, l’affidamento dei documenti di partecipazione, la verifica dei documenti di partecipazione e l’accettazione dell’oblatore, l’affidamento delle offerte, l’apertura e la valutazione delle offerte, il negoziato e la firma del contratto di compravendita con l’oblatore selezionato.
L’asta a grido – saranno compiuti gli stessi passi come nel caso del negoziato diretto, per quanto riguarda l’acquisto del dossier di presentazione. I successivi passi sono: l’affidamento dei documenti necessari, la verifica dei documenti necessari e la realizzazione a grido, in base all’asta di tipo inglese o olandese, dell’aggiudicazione dell’oblatore vincitore e la firma del contratto di compravendita entro 10 giorni feriali.
L’asta con l’offerta in busta chiusa – si faranno gli stessi passi come nel caso dell’asta a grido. L’aggiudicazione dell’oblatore vincitore si fa in base alla graduatoria (rating).
Su richiesta del potenziale acquirente, l’istituzione pubblica coinvolta, l’azienda che va privatizzata è obbligata a garantire il libero accesso a tutti i dati e a tutte le informazioni sull’attività e il patrimonio dell’azienda, affinchè il potenziale acquirente faccia la dovuta pratica.
Il prezzo dell’offerta è di solito uguale al valore nominale delle azioni, mentre la vendita si fa al prezzo del mercato che risulta dal rapporto tra domanda e offerta, a prescindere dal metodo di privatizzazione. Dunque, non esiste un prezzo minimo di vendita.
Il quadro giuridico per l’acceleramento della privatizzazione - principi:
- Garanzia della trasparenza del processo di privatizzazione;
- Vendita effettuata al prezzo di mercato determinato in base al rapporto tra domanda e offerta, tenendo presenti tutti gli elementi dell’offerta d’acquisto;
- L’istituzione del procedimento speciale di amministrazione durante il periodo di privatizzazione;
- La garanzia di un trattamento uguale per tutti gli acquirenti;
- La realizzazione dei programmi di ristrutturazione prima della privatizzazione, con accento sull’alienazione di vari attivi, soprattutto quelli di natura sociale;
- La riconsiderazione dei debiti dell’azienda onde far aumentare la sua attività in vista della privatizzazione.
Il controllo post-privatizzazione persegue:
- Monitorare il modo in cui l’acquirente osserva gli obblighi assunti attraverso i rispettivi contratti;
- Monitorare gli sviluppi dei principali indici economici e finanziari delle aziende dove le azioni dello Stato sono state vendute attraverso contratti in corso di svolgimento.
Il controllo post-privatizzazione sarà esercitato in ciò che riguarda:
- Il pagamento del prezzo, integralmente o a rate, cioè le somme stabilite e alle date previste nel contratto;
- Il pagamento dei benefici dovuti all’AVAS in veste di azionista, in conformità ai provvedimenti legali in vigore;
- L’osservanza della clausole sociali;
- La realizzazione degli investimenti, compresi quelli attinenti all’ambiente, nella quantità e alle date scadenti previste nel contratto;
- L’osservanza dei provvedimenti legali in merito alla registrazione nel capitale sociale delle aziende del valore del terreno per cui sono stati emessi certificati di proprietà sul terreno, come pure del modo in cui vengono distribuite le nuove azioni emesse per questo valore;
- Il modo in cui sono adempiuti gli impegni assunti dai rappresentanti legali delle aziende in base agli accordi di assistenza finanziaria conclusi, compresi i programmi di ristrutturazione approvati, a norma della legge;
- L’osservanza di qualsiasi altro obbligo assunto dall’acquirente nel contratto.
Nel frattempo è stata conclusa la privatizzazione della più importante compagnia petrolifera romena –
Inoltre, a Bucarest sono stati firmati accordi di oltre un miliardo di euro con ditte francesi. Si tratta di un contratto tra
Inoltre, la vendita della Società romena “Distrigaz Nord” alla compagnia tedesca “Ruhgas” è stata ritenuta un successo sia dalle autorità romene, sia dalle organizzazioni internazionali. La privatizzazione della distribuzione di gas è una modalità per eliminare la corruzione, attrarre gli investimenti nell’economia e raggiungere gli standards europei nel settore. Dal canto loro, i rappresentanti delle organizzazioni internazionali valutano che la privatizzazione significa l’ammodernamento dell’industria energetica in Romania.
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Sulla autovettura “Dacia Logan” – serie di prodotti della fabbrica di auvetture di Piteþti, privatizzata assieme alla compagnia francese “Renault” – si è scritto, dal suo lancio nel settembre 2004, più di tutto quanto è stato scritto sull’intera storia del costruttore romeno di Piteþti.
Sull’autostrada, in città, in campagna su strade sassose, o fangose, oppure su strade aventi condizioni difficili di traffico, l’auvettura si è comportata in modo esemplare dal punto di vista della stabilità e del comfort. Le sospensioni tipo Mc-Pherson con braccio triangolare in testa e il ponte posteriore in forma di H con profilo deformante e archi elicoidali assicurano sia un comfort eccellente, sia una buona stabilità su strade di pessima qualità, tutto completato del sistema ABS che assicura ottime condizioni di freno.
La fabbrica Dacia –Renault di Piteþti ha venduto nel corso del 2004 – 95 296 autovetture, modello “Dacia”, l’aumento rispetto al precedente anno essendo del 38,6%. Il successo di mercato è dovuto soprattutto al lancio della nuova automobile “Logan”.
Dal suo lancio, nel settembre 2004, il modello “Logan” ha conosciuto un gran successo di mercato, sino alla fine del mese di dicembre essendo vendute 23 000 autovetture. La fabbrica ha ancora 17 000 ordini da onorare.
All’export, in soli due mesi sono state consegnate 2500 autovetture in Croazia, Ungheria, Macedonia, Repubblica Ceca, Serbia, Repubblica Slovacca e Turchia. Vi è una domanda di circa 3000 pezzi persino sui mercati della Francia e della Germania. L’aumento delle esportazioni rappresenta il 26,2%. Attualmente la fabbrica di Piteþti produce 300 autovetture “Logan” al giorno. Il modello è richiesto in Siria, Slovenia, Polonia, Libano e nei paesi baltici, e dalla metà del 2005 sarà venduto anche in Paesi occidentali come Italia, Germania, Spagna. Di conseguenza, dal marzo 2005 alla fabbrica Dacia di Piteþti si lavorerà a tre turni e saranno prodotte oltre 500 autovetture “Dacia LOGAN” al giorno perchè possano essere onorate le domande in continuo aumento.
Investimenti
La politica del governo romeno riguardante gli investimenti stranieri è strettamente connessa allo sviluppo economico del Paese.
Quando
· Uno tra i maggiori mercati di smercio dell’Europa centrale e dell’est (oltre 21 milioni di abitanti – il secondo dopo
Posizione attrattiva: permette il facile accesso ai Paesi dell’ex URSS, del Medio Oriente e dell’Africa del Nord e si trova al crocevia di tre corridoi europei di trasporto:
- il corridoio nr. 4 – per veicoli motorizzati e ferrovia (Berlino-Praga-Budapest-Arad-Bucarest-Costanza- Istambul-Salonicco)
- il corridoio nr. 7 – corridoio rivierasco (Costanza-Basarabi-Danubio- Meno-Reno);
- il corridoio nr. 9 – per veicoli motorizzati e ferrovia (Helsinki-Mosca/Kiev-Odessa-Bucarest-Costanza-Alexandropolis);
- Reti di telecomunicazione cellulari ben sviluppate nei sistemi GSM e NMT/LEMS;
- Manodopera a basso prezzo e ben preparata con serie cognizioni tecnologiche, di IT e ingegneria;
- Ricche risorse naturali, terreno agricolo particolarmente fertile, petrolio e gas naturali compresi;
- Potenziale turistico importante;
- Integrazione nella NATO e nell’Unione Europea
Gli investimenti fatti nell’osservanza della Legge nr. 332/2001 beneficiano delle seguenti agevolazioni:
- L’esenzione dal pagamento dei dazi doganali per attrezzatura tecnologica, impianti, equipaggiamenti, apparecchi di misurazione e controllo, equipaggiamenti per automazioni e prodotti “software” acquistati dall’estero, necessari alla realizzazione dell’investimento, a condizione che i beni siano nuovi, fabbricati almeno un anno prima che vengano portati in Romania e mai utilizzati.
- La detrazione del 20% del valore del nuovo investimento, fatta in accordo con i provvedimenti della Legge, calcolata fiscalmente nel mese in cui l’investimento è terminato
- Il riporto delle perdite fiscali nel corso dei 5 anni successivi dal profitto imponibile.
- L’utilizzo di un deprezzamento accelerato, in accordo con la legislazione vigente, senza l’obbligatività di una previa approvazione da parte delle autorità fiscali locali .
Gli investitori devono mantenere il loro investimento almeno 10 anni.
In Romania gli imprenditori sono attratti dal mercato regionale, dai costi ridotti – quelli della manodopera, dei terreni, di produzione (utilità a buon mercato) – dalla stabilità economica e politica, come pure dalla qualità della manodopera) A partire da quest’anno verranno applicati altri generi di programmi a sostegno degli imprenditori rispetto a quelli presenti. In tal senso, le facilità locali svolgeranno un ruolo determinante. Le autorità locali interessate allo sviluppo ridurranno la tassa annua sul terreno, sosterranno gli imprenditori con l’infrastruttura, tramite la formula del partenariato pubblico-privato.
Il più attrattivo settore. Le telecomunicazioni, il più attrattivo dei settori in cui sono stati coinvolti investimenti significativi, hanno mobilitato 24 progetti, per un valore complessivo impegnato di quasi 440 milioni di dollari, che rappresentano il 19,23% dei soldi investiti. Al secondo posto si è piazzata l’industria energetica – valore impegnato di 338 milioni di dollari, cioè il 14,8% - e l’industria metallurgica – 185 milioni di dollari, circa l’8,12 % degli investimenti. Hanno fatto seguito la metalmeccanica (il 6,03% del valore degli investimenti), l’industria del legno, della cellulosi e della carta (il 5,7% del totale degli investimenti) e il commercio (il 10,09% del totale).
Il numero uno agli investimenti. Il maggior numero di investimenti si registra a Bucarest-Ilfov, rispettivamente 128 progetti con un valore impegnato di 1,3 miliardi di dollari cioè il 57,43% sul totale degli investimenti, di cui gli investimenti stranieri rappresentano il 34,37 %. Seguono le province Alba, Braþov, Covasna, Harghita, Mureþ e Sibiu, con circa 50 progetti di investimenti il cui valore impegnato è di 372 milioni di dollari ( il l6,31% del totale).
Tra gli imprenditori stranieri al primo posto si piazza l’Olanda, con investimenti che rappresentano il 14% del totale cumulato. Il secondo posto spetta all’Austria (l’8,08%), seguita dalla Germania (il 6,95%).
Gli investimenti stranieri cambiano l’ambiente di affari. Un rapporto compilato dalla compagnia americana di consulenza AT Kearney indica che gli imprenditori europei sono “ sempre pià ottimisti” per quanto riguarda “le piccole tigri” d’Europa, rispettivamente
In un’altra analisi, realizzata dall’ Oxford Bussines Group (OBG) si rileva che gli imprenditori stranieri sono fiduciosi nelle possibilità della Romania. I maggiori investimenti sono stati fatti nell’industria automobilistica. Il produttore francese di autovetture Renault ha annunciato che avrebbe investito altri 350 milioni di euro per l’ammodernamento delle automobili Dacia: ”Gli investimenti stranieri cambiano l’economia romena. La fabbrica di autovetture ha concluso nuovamente un contratto con lo stesso fornitore romeno di acciaio.” L’espansione degli investimenti nel settore automobilistico ha alla base, stando alla stessa analisi britannica, l’imminente integrazione del paese nell’UE. Così si spiega anche l’investimento di 18 milioni di euro, realizzato dalla compagnia austriaca Wienerberger AG in materiali da costruzione (si conta su un boom dell’edilizia con l’avvicinamento del momento dell’integrazione europea), quelli fatti dalla Holzindustrie Schweighoffer, la quale costruisce una fabbrica per la processione del legno e della carta per un valore di 64 milioni di euro, oppure gli investimenti dei francesi della Société Nationale des Roulements, i quali costruiscono in Romania le proprie fabbriche.
Tutto ciò è a sostegno dell’affermazione che i mercati dei Paesi menzionati nel rapporto Kearney potrebbero beneficiare del 10% del totale dei nuovi investimenti dei prossimi tre anni nell’intero mondo.
Stando alle valutazioni dell’UNCTAD (Conferenza per Commercio e Sviluppo delle Nazioni Unite) ”le società straniere che si trovano sul mercato consolidano i loro affari. Il 60-70% degli investimenti stranieri diretti provviene da società già esistenti sul mercato”.
Lo stesso rapporto dell’UNCTAD indica che “più della metà delle ditte che hanno deciso di trasferire in altri Paesi le loro attività hanno optato per
In base ai dati statistici offerti dal Registro del Commercio, gli investitori stranieri hanno cominciato a far sentire la loro presenza sempre più in campo industriale. Di conseguenza, il magior numero di società straniere svolgono la loro attività in Romania in campo industriale, in misura del 36,6%, rispetto a quello dell’edilizia (il 21,5%), turismo (il 20,9%), agricoltura (il 6,3%), commercio al minuto (il 5,2%), servizi professionali (il 3,9%) o commercio all’ingrosso (il 2,1%). A seconda del capitale sociale sottoscritto dalle società commerciali con partecipazione straniera di capitale, l’industria si piazza al primo posto, con il 64,2%.
Il più importante imprenditore in Romania è l’Olanda, con circa 1.900 società che hanno investito oltre 1,6 miliardi di euro, cioè il 17,48% sull totale degli investimenti. Al secondo posto si piazza
Stando al rapporto mondiale degli investimenti, elaborato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD),
Varie compagnie romene hanno concluso con ditte tedesche, nel quadro del forum romeno-tedesco di Bucarest, contratti per un valore complessivo di oltre 750 milioni di euro. La compagnia tedesca Wintershall costruirà – a partire da quest’anno - assieme alle società romena Romgaz e Transgaz una rete di trasporto dei gas naturali che collegherà, nella zona di Siret, il sistema nazionale a quello dell’Ucraina. Sono stati pure firmati il contratto di collaborazione tra il gruppo interministeriale romeno per il management integrato della frontiera di stato e la ditta tedesca EADS, l’accordo di cooperazione tra
Nel quadro del Forum Economico romeno-norvegese è stato firmato l’accordo sulla cooperazione nel campo dell’energia. I principali settori di cooperazione previsti nell’accordo sono: lo sviluppo della politica e dell’efficienza energetica; lo sviluppo dell’infrastruttura; i meccanismi del mercato di energia elettrica, soprattutto nella collaborazione nel trasferimento di know-how dell’esperienza degli Stati nordici per quanto riguardano gli strumenti operativi, i prodotti finanziari e strutturali, il management di rischio – North Pool and Statnat; la protezione del’ambiente per le unità elettriche e idroelettriche, acque residuali e scorie; l’infrastruttura della produzione di energia elettrica, la sua riabilitazione e sviluppo; l’ammodernamento delle risorse energetiche, ecc.
Gli investimenti diretti che superano un milione di dollari beneficiano in conformità alla Legge 332/2001 riguardante la promozione degli investimenti diretti con impatto significativo sull’economia, di una serie di agevolazioni. Tra queste si annoverano l’esenzione dal pagamento dei dazi doganali per attrezzature tecnologiche, impianti, equipaggiamenti, apparecchiatura di misurazione e controllo ecc., come pure la deduzione di un’aliquota del 20% dal valore dell’investimento. Le facilitazioni previste nell’atto normativo menzionato saranno vigenti sino al 31 dicembre 2006.
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